Qualche anno fa era controcorrente immaginare che un paese potenzialmente ricco stesse incamminandosi verso un futuro di miseria.
Parlarne era reazionario.
Sono passati pochi anni. Una decina o poco piu’.
In quel paese a nord del Sud-America. Curiosita’ e un pizzico d’esperienza, allora bastavano per intravedere la realta’ di oggi.
L’edonismo dominava la borghesia.
L’ottimismo era giustificato da decenni di benessere e di crescita. I periodi critici erano stati superati in qualche modo. E questo non permetteva di vedere il nuovo cammino. Nel benessere c’erano nati, c’erano cresciuti e ci stavano allevando i loro figli.
La mobilita’ sociale, seppure lenta, rappresentava per buona parte del proletariato un valore con cui crescere i figli. Una speranza sufficiente per mantenere un certo ordine sociale.
Dove c’e’ pace sociale, le classi dominanti, politici, finanzieri e imprenditori sguazzano nella corruzione, nell’abuso delle risorse pubbliche alimentate dalla rendita petrolifera.
Tutti stavano bene o avevano la prospettiva di migliorare se non la loro, l’esistenza dei loro figli.
Cosi’, quando i primi segnali che le cose stavano cambiando, non ci badarono. Coloro che ci fecero caso, non gli diedero peso.
In realta’ le cose avevano cominciato a cambiare qualche anno prima. In peggio.
Quando pero’ l’esecutivo comincio’ con l’espropriazione delle unita’ produttive, la chiusura o la censura dei mezzi di comunicazione, il controllo di tutti i poteri dello stato… allora era facile prevedere il futuro.
Pero’ non gli diedero peso!